L’individuazione ha come meta lo sviluppo della nostra più autentica personalità; divenire chi veramente siamo, differenziandoci dagli altri se pur rimanendone in rapporto. Il processo individuativo è un processo autonomo che si sviluppa attraverso un confronto sia con il mondo esterno che con il nostro mondo interno, il mondo degli archetipi.
Nel processo individuativo la prima tappa consiste nel prendere coscienza dell’Ombra, il nostro lato oscuro, ma di egual sesso, la seconda è prendere coscienza dell’immagine dell’anima attraverso la quale scopriamo l’elemento eterosessuale della nostra psiche.
Jung adottò i termini Anima e Animus per indicare le immagini dell’anima corrispondenti alla controparte sessuale di ogni individuo.
Mentre con Anima identificò l’immagine femminile presente nell’uomo, con Animus l’immagine maschile nella donna.
In sostanza, secondo Jung, in ogni uomo esistono elementi “femminili” così come in ogni donna esistono elementi “maschili”, elementi che nello sviluppo della personalità devono essere portati a coscienza: l’uomo pertanto deve diventare conscio della propria Anima e la donna conscia del proprio Animus.
La presa di coscienza di queste parti è fondamentale per differenziarci da esse e non venirne dominati, comprendere la propria Anima o il proprio Animus è necessario per non cadere sotto le loro influenze archetipiche e per non essere manipolati da volontà a noi estranee. Se rimangono inconsce rischiano di diventare complessi autonomi destabilizzanti mentre se portate a coscienza diventano elementi vivificanti che aggiungono significato alla vita.
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino” (C.G.Jung)
Gli archetipi Anima e Animus
Anima e Animus sono figure archetipiche date dall’esperienza che il genere umano ha sempre fatto con il sesso opposto, sono immagini sedimentate dentro di noi come risultante del rapporto con l’altro sesso vissuto non solo come esseri singoli ma come esseri appartenenti ad una specie.
L’Anima costituisce l’archetipo della femminilità e pertanto porta in sé tutte quelle peculiarità femminili legate principalmente agli stati d’animo e alle emozioni, come la capacità di amare, l’istinto naturale, la propensione alla relazione e il naturale rapporto con l’inconscio che le conferisce funzione di “guida”, funzione senza la quale non sarebbe possibile accedere agli strati più profondi dell’inconscio collettivo.
Jung identifica l’Anima come eros materno per evidenziarne le qualità connettive, mentre l’Animus come logos paterno in quanto portatore del principio di differenziazione.
L’Animus come archetipo del maschile, è caratterizzato pertanto da tutte quelle qualità legate al logos: conoscenza, giudizio, ragione, intelletto e aderendo alla natura del logos pone l’accento sul conoscere e in particolar modo sul capire.
L’Anima e Animus secondo Jung sono forme compensatorie alla coscienza.
l’Anima in quanto eros fornisce alla coscienza maschile relazione e connessione, mentre l’Animus come logos fornisce alla coscienza femminile riflessività, ponderatezza e conoscenza.
Come tutti i contenuti archetipici anche l’Anima e Animus si possono manifestare sia in modo interno attraverso sogni, fantasie e visioni oppure in modo esterno attraverso l’incontro con uno dell’altro sesso che diventa oggetto di proiezione.
Come simboli interni l’Anima può assumere forme come dolce fanciulla, dea, strega, angelo, demonio, prostituta, mendicante o amazzone. In forme non umane come gatto, vacca, tigre, nave o caverna.
Mentre l’Animus può apparire come eroe, poeta, grande oratore, vecchio saggio, sacerdote o professore, in forme mitologiche e fiabesche come Dioniso, Barbablù o il pifferaio magico oppure in forme non umane come aquila, toro, leone, lancia, torre o qualunque elemento fallico.
Come manifestazione esterna invece, Anima e Animus vengono proiettate in un individuo di sesso opposto che ne diviene l’incarnazione.
La Proiezione
Con il meccanismo della proiezione, Animus e Anima vengono proiettati in un Tu esterno che si presta a farsi carico della proiezione. Essendo un meccanismo inconscio questo processo avviene senza il nostro controllo; inconsapevoli di questo, carichiamo l’altro di qualità che di fatto appartengono alla nostra Anima o Animus.
In questo modo ci ritroviamo a proiettare la nostra personalità psichica inconscia e a scegliere così la compagna o il compagno in funzione delle nostre immagini interne.
Il risultato di questo meccanismo è la costruzione di relazioni illusorie che prima o poi diventano fonte di insoddisfazione e di inevitabili delusioni.
Rendere consci l’Anima e l’Animus permette di non essere più dominati da essi. Non addossando più la propria psicologia al compagno o compagna si inizia a vederli per quello che sono veramente, si cambia così visione di sé e dell’altro. Con la presa di coscienza si ritira la proiezione e il rapporto che si costruisce con il partner non è più un rapporto illusorio ma basato su un legame autentico.
La proiezione, se pur un meccanismo che può portare a sperimentare grandi sofferenze nelle relazioni, è di fatto un’opportunità per incontrare l’”Altro noi”, di conoscere quelle parti di noi ancora sconosciute, un’opportunità alquanto preziosa che ci consente di crescere, di aumentare il nostro grado di consapevolezza e di ampliare quindi la nostra personalità. In questo modo attraverso un Tu, giungiamo alla conoscenza di noi stessi.
Percorso evolutivo dell’Anima e dell’Animus
La prime figure portatrici delle immagini controsessuali sono le figure genitoriali e solo successivamente diventano tutte quelle figure che stimolano sentimenti ed eccitazioni, indipendentemente che siano positivi o negativi.
Di fatto è nella fase della pubertà che prende vigore l’archetipo dell’Anima e dell’Animus, fino a quel momento occultati e profondamente influenzati dall’imago dei genitori. In questa fase il giovane vive l’esperienza di un’attrazione guidata dalle immagini proiettate dell’Anima e dell’Animus, ma tanto più l’imago materno o paterno sono stati forti tanto più il giovane tenderà a scegliere partner come sostituti del genitore stesso.
Nel cammino evolutivo il giovane dovrà pertanto liberarsi dalla fascinazione creata dalle figure genitoriali, dovrà fare l’esperienza delle relazioni proiettive con tutto ciò che questo comporta, ed infine giungere, in una fase più matura, alla presa di coscienza delle immagini interiori della propria anima.
Solo rendendo coscienti gli elementi eterosessuali della propria anima, l’individuo può diventare padrone di sé, delle proprie emozioni e dei propri affetti, senza essere più in balia della propria Anima o Animus e quindi del proprio partner.
Occorre però metà della vita per giungere a questo stadio, dopo aver vissuto esperienze, se pur necessarie, spesso deludenti e frustranti.
Rapporto tra Persona e le immagini dell’anima
La prima metà della vita è volta principalmente all’adattamento esterno e all’inserimento dell’individuo nel suo ambiente. Il suo scopo quindi è di formare un Io solido e sviluppare una Persona tale da rendere l’individuo compatibile con il mondo circostante.
La Persona corrisponde all’atteggiamento esteriore che l’individuo assume per potersi relazionare con il mondo esterno, è la “maschera” che deve indossare per rapportarsi con gli altri e con la realtà circostante. In altre parole è il compromesso tra la realtà esterna e l’individuo stesso.
Mentre la Persona funge da mediatrice tra l’Io e il mondo esterno, l’Anima e l’Animus mediano tra l’Io e il mondo interno, stabilendo un collegamento con le profondità dell’inconscio.
“L’Animus e l’Anima dovrebbero funzionare da ponte o da porta alle immagini dell’inconscio collettivo, come la “persona” rappresenta una specie di porta verso il mondo” (Ricordi,sogni,riflessioni – C.G.Jung)
Pertanto mentre nella prima parte della vita la Persona ci conduce nel mondo esterno, nella seconda, l’Anima e l’Animus ci conducono nel nostro mondo interiore.
Di fatto la seconda parte della vita dovrebbe essere volta all’adattamento interno, alla profonda conoscenza di sé e pertanto alla presa di coscienza delle proprie controparti sessuali.
Le immagini dell’anima e la Persona sono in rapporto compensatorio: tanto più forte è la Persona tanto più debole è l’attività dell’anima, in questo caso l’individuo fatica a prendere contatto con il proprio mondo interiore, ad accedere alla sua naturale vita istintiva, a scoprire la propria personalità.
Più l’individuo si identifica con la Persona, più l’Anima o l’Animus rimangono nell’ombra divenendo figure scomode e ingombranti che inesorabilmente vengono proiettate.
Contrariamente, più forte è l’immagine dell’anima tanto più l’individuo tende a perdere la propria Persona assumendo atteggiamenti che vanno in contrasto con la propria maschera: ne è un esempio l’uomo che preso da un eccesso di Anima potrebbe manifestare decisi caratteri effemminati, mentre la donna in balia dell’Animus potrebbe perdere la propria femminilità manifestando una spiccata mascolinità.
Il dominio delle immagini dell’anima così come il dominio della Persona può creare un blocco nello sviluppo psichico; rendere consci la propria Anima e Animus, non è sempre impresa facile soprattutto nelle società moderne in cui vi è una propensione all’omologazione piuttosto che alla differenziazione.
Con questa propensione, per l’individuo, diventa più semplice identificarsi con la propria Persona spinto ad aderire a stereotipi sociali ed in particolare, in una società di stampo patriarcale, a stereotipi basati su valori patriarcali.
Di fatto, con questo tipo di valori sociali, che dominano da migliaia di anni, gli uomini hanno imparato a rimuovere, ritenendolo naturale, caratteri femminili, così come le donne hanno imparato a rimuovere, in quanto ritenuti disdicevoli, caratteri virili.
Ma la rimozione dei tratti caratteristici dell’altro sesso, non li elimina definitivamente, ma sappiamo ormai, che vengono accumulati nell’ombra creando figure controsessuali sempre più ingombranti e di conseguenza sempre più dominanti nelle relazioni, come abbiamo potuto vedere.
Il dominio della visione maschile delle società patriarcali non ha sicuramente favorito la presa di coscienza dell’altro sesso, la conseguenza di questa visione unilaterale è il dilagare di relazioni tra i due sessi sempre più complesse e insoddisfacenti, relazioni che nel tempo faticano a stare in piedi e che spesso naufragano anche con epiloghi drammatici.
Visione post junghiani
Il concetto di Anima e Animus è stato nel tempo oggetto di discussioni e diverse critiche, una delle quali dettata dal fatto che Jung ha associato figure archetipiche ad uno specifico sesso, quando gli archetipi non possono essere genere-specifici come del resto lui stesso ha sempre sostenuto.
Questa apparente contraddizione ha dato vita a diverse polemiche, anche se rimane la probabilità che ci siano stati dei fraintendimenti in quanto, in differenti stadi di sviluppo del concetto, Jung diede diverse definizioni creando presumibilmente delle incomprensioni.
Queste tematiche sono state di grande interesse e diversi studiosi hanno contribuito apportando approfondimenti , rivisitazioni e ulteriori sviluppi del concetto.
Ma la di là delle polemiche, delle critiche o degli sviluppi successivi che ci sono stati, l’introduzione del concetto di Anima e Animus ha avuto il grande merito di farci comprendere le inspiegabili dinamiche dell’innamoramento, il potere della fascinazione che l’”altro” esercita su di noi, del perché cadiamo in amori “impossibili” e perché spesso in un rapporto ci comportiamo in modo contrario alla nostra volontà senza comprenderne i motivi.
Per maggiori approfondimenti sulla Proiezione ti rimando all’articolo: “La proiezione come meccanismo di difesa”
Bibliografia:
- Wolfgang Roth – “Incontrare Jung”
- Jolande Jacobi – “La psicologia di C.G. Jung”
- Verena Kast – L’Anima/Animus in “Manuale di Psicologia Junghiana” (R.K. Papadopoulos)
2 risposte
Chiaro e comprensibile , per gli opportuni riferimenti alle fasi della vita. Essenziale, personalmente, l’accenno ontologico.
Grazie Orazio