Il Matriarcato: Le Civiltà della Grande Dea Madre
Marija Gimbutas, archeologa lituana, è stata una grande studiosa delle culture del neolitico e dell’età del bronzo dell’Europa Antica, ha dedicato la sua vita al ritrovamento di simboli della civiltà della Dea, la Grande Dea Madre.
I suoi studi ci hanno portato a conoscenza dell’esistenza, nel periodo neolitico, di un’antica civiltà dell’Europa, pacifica ed egualitaria, portatrice di una spiritualità legata fortemente alla terra.
Parliamo di un periodo tra il 7000 e il 3000 a.C., civiltà che non conoscevano la guerra, basate sulla religione della Grande Dea Madre. Una religione che venerava l’universo come corpo vivente della Dea e di tutto ciò che vive al suo interno in quanto partecipe della sua divinità.
Nei suoi ritrovamenti archeologici Marija Gimbutas ebbe modo di constatare che non vi erano alcune immagini di guerra e di dominio maschile.
Una civiltà assolutamente pacifica incentrata sulla Dea nel cui ordine sociale le donne giocavano un ruolo centrale.
In diretta connessione con le forze naturali e divine la donna rappresentava l’incarnazione della Grande Madre portatrice di vita e fertilità e pertanto era considerata sacra.
Per questo in molte società la donna era detentrice del potere e responsabile delle sorti del collettivo.
Pur essendoci una organizzazione sociale matriarcale che demandava i poteri politico-economici alle donne, le società erano basate su un sistema gilanico ovvero un sistema sociale basato sull’equilibrio dei sessi e sulla sostanziale assenza di gerarchia e autorità. Un sistema egualitario dove non esisteva il concetto di dominio, il valore centrale era il rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, e per tale ragione non esisteva disparità fra generi.
Con questo sistema nacquero grandi civiltà con particolare sviluppo nell’agricoltura, nell’architettura, nelle arti delle ceramiche e delle sculture.
Successivamente con le invasioni degli indoeuropei – le genti Kurgan così chiamate dalla Gimbutas – il corso della preistoria cambiò.
La nascita del Patriarcato
Civiltà basate sul patriarcato e sul potere inserirono l’uso delle armi e delle guerre, fino allora sconosciute.
Le continue incursioni violente delle genti Kurgan misero fine all’Europa Antica tra il 4000 e il 2800 a.C., trasformando le civiltà da gilaniche in andocratiche, da matrilineari a patrilineari. Poi l’arrivo del cristianesimo suggellò definitivamente questa realtà. Si passò così dal matriarcato al patriarcato.
Con questo passaggio cambiò anche il pantheon delle divinità, e dalla venerazione delle dee lunari si passò alla venerazione del dio sole e degli dei del potere. In questo modo vi fu un radicale cambiamento nel modo di percepire la realtà. L’attenzione si spostò sempre più verso gli oggetti dimenticando le forze creative e feconde della natura, perdendo così di vista il valore profondo che risiedeva nella comunione con le leggi naturali. Con l’adorazione del dio sole, gli dei della guerra e della potenza personale, siamo arrivati nella nostra epoca.
Ad oggi stiamo ancora vivendo sotto il dominio di quell’aggressione e forse solo ora ci stiamo rendendo conto del bisogno di un ritorno ad una cultura incentrata sulla Madre Terra.
Con l’avvento della scienza e della tecnologia abbiamo accresciuto il controllo del mondo oggettivo, sottraendo sempre più spazio al nostro mondo interiore.
Abbiamo adorato ciò che sottomette la natura, che vuole imbrigliare la sua energia per la realizzazione degli scopi dell’uomo. Gli aspetti emotivi sono stati segregati e poi deliberatamente rimossi, creando coscienze sempre più aride. La conseguenza è che viviamo pervasi da uno stato di perenne insoddisfazione, angoscia e frustrazione.
Abbiamo perso il contatto con la nostra parte più vicina alla natura e con tutti gli aspetti più emozionali e spirituali che sono sempre appartenuti all’essere umano.
Abbiamo perso il contatto con la nostra Anima, con l’Anima del mondo.
“Il tuono non è più la voce di un Dio furente né il fulmine è l’arma della sua vendetta. Nessun fiume contiene uno spirito né l’albero è il principio vitale di un uomo; i serpenti non sono personificazione di saggezza né alcuna grotta di montagna è dimora di grandi demoni. Nessuna voce parla più all’uomo, oggi, venendo da pietre, piante o animali; né l’uomo si rivolge ad essi convinto che lo possano udire.”
C.G.Jung, “L’uomo e i suoi simboli”
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Bibliografia:
- Marija Gimbutas “La civiltà della Dea (vol.1)”