Con la parola Mindfulness si intende una particolare consapevolezza che emerge portando l’attenzione al momento presente, alle esperienze che si manifestano momento per momento, in modo non giudicante.
Come praticare la Mindfulness è molto semplice non richiede particolari attrezzature ne particolari doti, abbiamo già tutto a nostra disposizione. Si può praticare attraverso pratiche “formali” e pratiche “informali”. Quando parliamo di pratiche “formali” parliamo di meditazione, mentre per pratiche “informali” intendiamo il portare consapevolezza nella varie attività quotidiane.
Pratica “formale”: Come praticare la Mindfulness con la Meditazione
La meditazione è la pratica che maggiormente si presta per allenare la mente a raggiungere questo stato di consapevolezza, attraverso particolari pratiche meditative si abitua la mente alla presenza mentale, alla consapevolezza.
La meditazione svolge un ruolo fondamentale in quanto ci permette di entrare in intimità con l’esperienza, con il processo dell’essere e quindi con il fluire dell’esistenza.
Lo si fa osservando i fenomeni così come si presentano, nel loro continuum senza aggiungere valutazioni personali e lo si fa attraverso il corpo e la mente. A secondo della pratica si pone l’attenzione al respiro, alle sensazioni che esso genera, alle sensazioni del corpo, ai suoni, ai pensieri, alle emozioni.
Di base l’elemento di riferimento di tutte le pratiche è sempre il respiro dal quale tutto inizia e dal quale tutto emerge.
In questo modo si sviluppa sia la concentrazione, che diverrà con il tempo sempre più stabile, che la consapevolezza che sarà sempre più profonda e raffinata.
L’intento è di osservare i fenomeni nel loro sorgere e svanire, fino a osservarli nelle loro caratteristiche fondamentali ed universali, da qui lo sviluppo di diversi insight sulla natura della realtà che trasformano radicalmente il modo di rapportarsi ad essa.
Questo tipo di meditazione che viene utilizzato nelle pratiche Mindfulness è chiamata pratica vipassana o di visione profonda e si basa su un importante discorso del Buddha : il Satiptthana Sutta.
Questo processo meditativo porta ad una particolare pace mentale e a un distacco dalla realtà che consente una reattività non più automatica ma guidata dalla calma e dalla consapevolezza.
Osservando l’esperienza con questa modalità ci ritroviamo a scoprire che la maggior parte dei nostri pensieri sono pensieri abitudinari, convinzioni alle quali tendiamo ad aggrapparci. I nostri pensieri ci appaiono come “veri”, come “fatti reali”, la mente si abitua a questi pensieri e su di essi costruisce la realtà che viviamo.
Per comprendere maggiormente questo ultimo passaggio possiamo ricordare che la parola meditazione in tibetano è tradotta con “Gom”. Questa parola in realtà significa “familiarizzare la mente” o “abituare la mente” a qualcosa.
Questo perché la mente lavora per abitudini, a causa del ripetersi dei medesimi pensieri si attivano aree del cervello che creano automatismi di pensiero.
La meditazione diventa così uno strumento per portare la mente a scardinare meccanismi cristallizzati e volgere lo sguardo verso nuove direzioni. Questo processo inoltre fa emergere in modo spontaneo le qualità del cuore come la compassione, la gentilezza, la gioia e l’equanimità chiamati nel buddhismo Bhrama Vihara (dimore divine), ritenute antidoti a tutti quegli stati mentali non salutari come la rabbia, la paura, la tristezza.
Con la meditazione si addestra così la mente a coltivare qualità positive che nutrono, creando nuove inclinazioni, e direzionando pertanto la vita verso condizioni più sane.
“Ciò a cui frequentemente pensiamo, quella diventa l’inclinazione della mente”. (Sutra “Sui due generi di pensiero”)
Pratica “Informale” : Come praticare la Mindfulness con le attività quotidiane
La Mindfulness non si pratica solo con la meditazione, nonostante sia uno strumento fondamentale per allenare la mente, non basta. La mente va allenata anche fuori dalla pratica formale e le attività quotidiane diventano un laboratorio esperienziale.
Ogni momento della nostra giornata può diventare un momento di allenamento. Possiamo scegliere deliberatamente quale attività fare diventare una pratica. Ad esempio possiamo decidere che per un periodo di tempo il lavare i denti diventa una pratica “informale”. Durante questa attività si porta la consapevolezza a tutto ciò che costituisce l’esperienza del lavare i denti: l’acqua che scorre, il movimento delle mani, la sensazione del dentifricio in bocca, i pensieri che si formano, la temperatura dell’acqua e così via, ogni dettaglio entra volutamente nell’attenzione.
Oppure ci sono pratiche come quella chiamata “spazio di respiro in 3 minuti”, in cui ci si ferma, qualsiasi cosa si stia facendo, ci si raccoglie per volgere lo sguardo all’interno, si osserva cosa c’è in quel momento, si porta l’attenzione al respiro poi si estende al corpo, si osserva e infine si lascia andare per tornare a svolgere l’attività interrotta.
Un’altra attività informale è la “camminata consapevole”, in cui si volge l’attenzione ad ogni movimento del piede, del corpo e a tutte le sensazioni che emergono ad ogni passo.
Queste pratiche, descritte in modo molto essenziale, sono tutte forme di allenamento per la mente che favoriscono l’emergere di una consapevolezza sempre più profonda.
Ci vuole costanza e sicuramente un po di determinazione, ma la cosa straordinaria è che questo tipo di consapevolezza è uno stato mentale già presente in ognuno di noi, non è qualcosa da creare ex-novo, non è una dote riservata solo ad alcuni fortunati, è qualcosa di innato che appartiene al genere umano, e nessuno ne è escluso.
Questa consapevolezza è una delle qualità mentali già presenti in noi insieme ad altre come la compassione, la gentilezza, l’amore, la fiducia, l’equanimità, la gioia, la gratitudine e tante altre. È qualcosa che è solo da coltivare perché possa emergere e portare i suoi benefici.
In una civiltà come la nostra che ci spinge continuamente al “fare”, siamo abituati a vivere la quotidianità con elevati ritmi frenetici, sottoponendo la nostra mente, e quindi inevitabilmente anche il nostro corpo, ad elevate forme di stress.
La nostra mente in questa modalità è come una scimmia impazzita che salta da un ramo a un altro senza mai fermarsi. La mente è invasa da pensieri di ogni genere e nel continuo “fare” è assorbita dalla incessante attività di programmazione di impegni di ogni tipo che spaziano dal lavoro, alla famiglia, all’attività sportiva, agli hobby, alle relazioni sociali e molti altri.Con questo tipo di mente è normale che raggiungere questo tipo di consapevolezza potrebbe richiedere un maggiore sforzo rispetto a chi è già abituato a vivere con ritmi più lenti e dove la mente è già più pacificata e già capace di rivolgere l’attenzione dentro, piuttosto che solo fuori.
Ma ciò che fa la differenza è l’atteggiamento che poniamo verso questa pratica, avvicinarsi con un atteggiamento di apertura, ricettività e accettazione facilita lo sviluppo di questo tipo di consapevolezza.
Jon Kabat-Zinn scienziato e professore di medicina, che ha portato la Mindfulness nell’ambito clinico, definisce 7 aspetti dell’atteggiamento da adottare come pilastri fondamentali della pratica di consapevolezza, pilastri su cui si erige la Mindfulness e che portano allo sviluppo di questo innato potenziale:
- non giudizio
- pazienza
- mente del principiane
- fiducia
- non cercare risultati
- accettazione
- lasciare andare.
A questi pilastri si aggiungono altre qualità fondamentali come la generosità, la gentilezza, la gratitudine, l’amore e la compassione.
Pertanto alla domanda “Come praticare la Mindfulness” possiamo rispondere dicendo: la Mindfulness si pratica allenando la mente alla presenza e assumendo un atteggiamento di apertura sostenuto da particolari qualità.
Libri consigliati:
Joseph Goldstein – “MINDFULNESS – Una guida pratica al risveglio”
B.Alan Wallace – “I QUATTRO INCOMMENSURABILI – Un cuore senza confini”
Elsa Chiesa – “LA QUIETA DIMORA – come integrare la saggezza del cuore nella vita quotidiana“