Cos’è la Proiezione in psicologia
La proiezione è un processo psichico inconscio che porta l’individuo a trasferire caratteristiche proprie su altre persone o oggetti esterni, portandolo a credere che queste qualità di fatto appartengano all’altro. E’ un “meccanismo di difesa” che appartiene da sempre alla psiche dell’uomo e che viene agito in modo inconscio.
Cos’è un “meccanismo di difesa”
Con “meccanismo di difesa” intendiamo quella funzione propria dell’Io che si attiva a fronte di situazioni troppo intense, situazioni che l’Io non è in grado di gestire direttamente. È una forma di difesa psichica insita da sempre nella natura dell’uomo.
Di fatto l’Io comprende una serie di funzioni regolatrici che hanno il compito di tenere sotto controllo gli stimoli dal mondo, di gestire istinti e pulsioni al fine di garantire un corretto funzionamento dell’Io.
Le proiezioni fanno parte di queste forme di difesa dell’Io, forme che operano al di fuori della sfera della coscienza, pertanto puramente inconsce. Di meccanismi di difesa ce ne sono di svariati tipi, la proiezione è solo uno dei tanti.
Ogni tipo di meccanismo di difesa porta l’individuo ad agire in un determinato modo al fine di riuscire, se pur inconsciamente, ad affrontare conflitti emotivi e fonti di stress.
La Proiezione e Jung
Per Jung la proiezione non è propriamente definibile un meccanismo di difesa ma bensì un processo costruttivo in quanto nel soggetto avviene un cambiamento psicologico significativo: contenuti inconsci indifferenziati emergono divenendo progressivamente sempre più consci. Questo processo favorisce un ampliamento di coscienza e pertanto uno sviluppo costruttivo della psiche.
“Jung definì la proiezione come un trasferimento inconscio, cioè inconsapevole e non intenzionale, di elementi psichici soggettivi su un oggetto esterno. L’individuo vede in questo oggetto qualcosa che non c’è, o c’è solo in piccola parte.” (Marie Louise von Franz)
La proiezione è quel meccanismo della psiche che porta a vedere negli altri, qualità che non hanno o che hanno solo in minima parte, creando relazioni “non obiettive”. Quello che si vede negli altri non sono altro che le nostre qualità/difetti che riusciamo a riconoscere in quanto ci appartengono, anche se presenti ad un livello inconscio.
La persona sulla quale viene agita la proiezione assume caratteristiche che la portano ad essere svalutata o idealizzata in modo eccessivo creando situazioni illusorie. Questo avviene in quanto in ognuno di noi esiste una personalità inconscia chiamata Ombra, una sorta di personalità “inferiore”.
Questa personalità inconscia ovvero la nostra Ombra, è costituita da tutti quei contenuti rimossi dalla coscienza in quanto ritenuti, nel corso della nostra esistenza, incompatibili con le regole morali di un atteggiamento cosciente.
Di fatto, viene rimosso tutto ciò che è ritenuto “brutto, sporco e cattivo”, come forma di difesa, per mantenere un Io funzionante. Ma ciò che la coscienza rimuove, non viene cancellato definitivamente ma rimane latente, rimane nell’Ombra e trova espressione attraverso il meccanismo della proiezione.
In questo modo ci ritroviamo a proiettare sugli altri la nostra psicologia personale, la nostra Ombra.
Rendere cosciente l’Ombra fa parte del processo iniziale per la conoscenza di sé ed è proprio grazie al meccanismo della proiezione che riusciamo a portare alla luce quelle parti buie che diversamente potrebbero rimanere nascoste per tutta la vita.
“Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi.” (C.G.Jung)
Si tratta di fatto di un processo autonomo inconscio non gestito in modo cosciente. Non siamo noi che proiettiamo un contenuto inconscio ma è il contenuto stesso che autonomamente, senza il nostro controllo, si proietta su un oggetto.
Pertanto quando troviamo qualità in altri che ci disturbano o che ammiriamo, di fatto sono qualità che appartengono a noi, qualità che attraverso il meccanismo della proiezione vengono trasferite su soggetti che automaticamente diventano il nostro specchio.
Queste qualità riusciamo a riconoscerle proprio perché ci appartengono, altrimenti non saremmo in grado di riconoscerle: “Si riconosce solo ciò che si conosce”, dice un vecchio detto.
Comprendere che si tratta di proiezione però non è facile in quanto la realtà che abbiamo creato la pensiamo come l’unica realtà assoluta, traendoci così in inganno.
La caratteristica intrinseca della proiezione è proprio quella di creare una unione identitaria tra soggetto e oggetto ovvero un’uguaglianza psicologica che non permette la distinzione psichica fra soggetto e oggetto.
Si riesce a riconoscere e definire una proiezione solo quando nasce l’esigenza di rompere questo rapporto identitario tra soggetto e oggetto. Questo avviene quando l’identità con l’oggetto diventa elemento di disturbo, creando un senso di disagio. Solo allora si può riconoscere la proiezione e ritirare i contenuti proiettati nell’oggetto riconoscendoli come contenuti propri.
Con questo meccanismo di ritiro l’individuo raggiunge un alto grado di consapevolezza. In questo modo, la proiezione diventa uno strumento psicologico di differenziazione tra sé e l’altro; un processo costruttivo e fondamentale per l’individuazione.
«(…) il portatore di proiezione non è infatti, e l’esperienza ce lo insegna, un oggetto preso a piacere, ma è sempre un oggetto che offre per così dire un aggancio adatto a ciò che è destinato a sostenere.» (C.G.Jung)
La proiezione nell’ innamoramento
La proiezione è un tipico processo che caratterizza l’innamoramento.
Quando ci innamoriamo crediamo che l’altra persona sia l’essere più straordinario mai incontrato prima, anche se in effetti di questa persona non sappiamo praticamente nulla.
Il partner viene caricato di qualità eccezionali che non gli appartengono o gli appartengono in minima parte. L’idealizzazione deriva dal fatto che stiamo proiettando un modello interiore inconscio, un’immagine costruita nella nostra psiche: stiamo proiettando “l’altro noi” sulla persona, oggetto dell’innamoramento e questo produce una inevitabile forza di attrazione.
Dopo questa prima fase di intenso coinvolgimento, segue inesorabilmente una seconda fase che vede un ridimensionamento degli aspetti emotivi. In questa fase iniziamo a scoprire che di fatto quelle qualità non ci sono, le nostre aspettative nei confronti del partner vengono meno. Delusi ci convinciamo che la persona è cambiata, che non è più la stessa conosciuta all’inizio.
Di fatto non è l’altro che è cambiato ma siamo noi che l’abbiamo caricato di caratteristiche che non gli appartenevano e ora passato l’effetto acuto dell’innamoramento stiamo iniziando a vedere ciò che è realmente.
Inesorabilmente ci si scontra con una realtà deludente ed insoddisfacente; si entra così in una terza fase in cui iniziamo a sminuire e svalutare l’altro. Più l’idealizzazione è stata illusoria maggiore sarà la svalutazione.
E qui sappiamo che, arrivati a questo punto, la relazione può solo volgere ad una fine ingloriosa.
Questo epilogo finale, un destino purtroppo inevitabile per moltissime relazioni, avviene in quanto non c’è un adeguato grado di consapevolezza, tutto il processo viene vissuto in uno stato di immaturità psicologica.
L’ idealizzazione del partner è un processo normale nell’innamoramento ma se si è raggiunto un alto grado di consapevolezza, superata la prima fase acuta dell’innamoramento, non può che rimanere un coinvolgimento affettivo e profondo con il partner, in quanto l’idealizzazione non è stata basata totalmente su aspettative irrealistiche ed illusorie.
Questa maggiore maturità psicologica consente di vedere veramente chi è l’altro e vedere veramente chi siamo. In questo modo, consapevoli della proiezione riusciamo a garantirci relazioni sane e appaganti. Più è alto il nostro stato di consapevolezza e di maturità psicologica più è bassa la probabilità del fallimento della relazione.
“Ogni incontro che fai è un incontro con te stesso; pochi sembrano accorgersi che gli altri sono loro.” (C.G.Jung)
Concetto di Anima e Animus nell’innamoramento
Secondo Jung quando si innesca l’innamoramento si proietta nel partner la propria controparte sessuale; ciò che egli chiama Anima e Animus.
Per Anima Jung intende l’aspetto femminile presente nell’uomo, ovvero un’immagine inconscia formata da tutte quelle esperienze sedimentate che l’uomo ha sempre fatto con la natura femminile. Mentre l’Animus rappresenta, in egual modo, la controparte sessuale maschile presente nella donna data da tutte quelle esperienze sedimentate che la donna ha sempre fatto con la natura maschile.
In altre parole secondo Jung, con l’innamoramento, proiettiamo l’Anima e l’Animus, modelli del femminile e del maschile presenti nella nostra psiche inconscia che costituiscono l’”Altro noi”.
Il partner sul quale proiettiamo l’”Altro noi” ne diventa la personificazione, in questo modo abbiamo la possibilità di conoscere quelle parti di noi ancora sconosciute.
L’innamoramento pertanto è un’opportunità per incontrare l’”Altro noi”, completarci e trovare una rinnovata personalità.
Bibliografia:
- Marie Louise von Franz – “Rispecchiamenti dell’anima”
- Debbie Ford – “Illumina il tuo lato oscuro”